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«Nos iuvat herbas legere» o l’umile poesia della natura

2009

Non è difficile individuare, ripercorrendo l’opera di Camillo Sbarbaro, una significativa tangenza fra il desolato mondo dell’artista, dominato dall’immagine della «città di pietra» e della natura ruvida ed aspra, e il misterioso mondo dei licheni, che abitano petraie, rovine solatie, muri a secco di calce e sabbia. Al centro di questo studio è appunto il confronto intertestuale fra gli scritti inventivi e quelli scientifici del poeta ligure, entrambi all’insegna dell’umile poesia della natura.

poesia natura sbarbaroSettore L-FIL-LET/10 - Letteratura Italiana
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Il lichene e la farfalla. Sbarbaro e Gozzano fra scienza e poesia

2011

Originale confronto fra il naturalismo lirico di Sbarbaro e l’entomologia poetica di Gozzano. Entrambi accomunati da un interesse scientifico-sentimentale per le più inconsistenti forme di vita naturale – il lichene e la farfalla – i due poeti si distinguono tuttavia per una diversa declinazione della loro passione: è sufficiente scorrere i sei inventari lichenologici redatti dal poeta ligure per accertarsi dell’impiego di un formulario tecnico privo di qualunque orpello estetizzante o astrattizzante, com’è possibile rinvenire ancora negli scritti gozzaniani.

farfalla lichene gozzano sbarbaroSettore L-FIL-LET/10 - Letteratura Italiana
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Quel che resta dell’amore. I “Versi a Dina” di Camillo Sbarbaro

2011

Lettura dei “Versi a Dina”, canzoniere amoroso sbarbariano pubblicato nel ’31 su «Circoli», e confluito nella silloge del ’55 “Rimanenze”. Imperniato su una dialettica costante fra impotenza soggettiva a riesumare il tempo trascorso, ed evidenza oggettiva che presentifica il ricordo, il racconto dell’amore perduto è qui analizzato in chiave intertestuale, in termini di continuità-discontinuità col precedente poemetto “Pianissimo, di cui condivide un analogo repertorio topico e lessicale, seppur riscattato da un riacquisto di fiducia nella parola.

poesia amore sbarbaroSettore L-FIL-LET/10 - Letteratura Italiana
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I fiori del deserto. Sbarbaro tra poesia e scienza con testimonianze inedite

2008

Uno studio innovativo su Camillo Sbarbaro, all'incrocio fra poesia e scienza, corredato di numerose testimonianze inedite. Un contributo che si segnala per l'originalità dell'approccio e dei risultati. "I fiori del deserto" spinge l'esame delle reciproche ed infinite intersezioni fra l’immaginario artistico e quello lichenologico dell’autore ligure - botanico di fama mondiale - ben oltre gli ambiti consueti, tracciando scenari nuovi quanto suggestivi. Il volume è arricchito da un'ampia e articolata Bibliografia, contiene numerose testimonianze inedite (cartoline, lettere, inventari botanici) ed è impreziosito da una prefazione di Paolo Modenesi, già Presidente della Società Lichenologica It…

Settore L-FIL-LET/10 - Letteratura Italianapoesia scienza Sbarbaro
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Camillo Sbarbaro poeta e scienziato

2010

Poesia e scienza, lungi dal configurarsi come due monadi impenetrabili, rivelano ad un’attenta e non pregiudizievole lettura molteplici implicazioni. Specie nell’opera di Camillo Sbarbaro, raccoglitore e studioso di licheni per oltre trent’anni. Proprio la sua passione collezionistica è qui analizzata, secondo un’ottica intertestuale, in un dialogo a distanza con l’entomologia poetica di Guido Gozzano, accomunato al poeta ligure da un analogo interesse estetico-scientifico per la natura. Ne deriva l’individuazione di complesse simbologie, in una dialettica costante fra tenacia e precarietà dell’esistenza, oggettivati rispettivamente dal lichene e dalla farfalla. L’articolo è arricchito dall…

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Oasi nel deserto. La poetica dello spazio negli scritti sbarbariani dal fronte

2012

Nelle lunghe pause della guerra di trincea – definita un «Sahara di automatismo e di imbecillità» - Sbarbaro è tenacemente volto a ritagliarsi «oasi» di silenzio per leggere, comporre, e persino raccogliere le sue amate piante. Lungi dalla ricerca di un’alternativa alla barbarie in senso misticheggiante, il poeta ligure rimane ancorato alla contingenza empirica; quest’ultima emblematizzata appunto dall’oasi, linea divisoria, seppur labile e precaria, fra ordine e disordine, cosmos e caos.

Settore L-FIL-LET/10 - Letteratura Italianaoasi deserto sbarbaro
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La poetica leggerezza di Sbarbaro e Saccorotti

2008

In questo articolo si propone un originale accostamento fra l’immaginario figurativo di Camillo Sbarbaro e l’universo artistico dell’amico pittore Oscar Saccorotti. Nel testo iconico saccorottiano, infatti, Sbarbaro identifica le tracce di una comune poetica, all’insegna dell’essenzialità di un’arte scevra da vacui estetismi e da aprioristiche teorizzazioni. La stessa identificazione pittura-poesia suggerita dall’autore di “Pianissimo” – valida anche in senso inverso come omologia fra poesia e pittura – riflette il consapevole riconoscimento critico di una comune formalizzazione estetica. Dagli interventi sbarbariani dedicati a Saccorotti, qui presi in esame, si può cogliere allora una sort…

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Sbarbaro e Novaro: due poeti-pensatori dinanzi al «deserto della vita»

2008

Tra gli archetipi che popolano l’immaginario novecentesco, il deserto si connota per la sua ricorsività. Soprattutto in Sbarbaro, che spicca per una stoica accettazione della condizione desertica. Altro poeta-pensatore educato alla consegna leopardiana di «mirare intrepidamente il deserto della vita» è il ligure Mario Novaro, dall’attitudine meditativa della riflessione in versi. Tracce del magistero novariano, specie quello leopardista degli esordi, s’intravedono proprio nella poesia di "Pianissimo" e "Rimanenze", anche se alla panteistica trascendenza di Novaro si contrappone in Sbarbaro una ricerca di risarcimento estetico come antidoto alla desolazione.

poesia pensiero novaro sbarbaroSettore L-FIL-LET/10 - Letteratura Italiana
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I fiori del deserto: Sbarbaro e i licheni

2006

Il deserto rappresenta per Sbarbaro una delle metafore poetiche predilette e lo specchio della condizione esistenziale del poeta. Se l’impossibilità di una corrispondenza tra sé e il mondo, la consapevolezza di una condizione di solitudine e aridità si oggettiva nell’immagine del deserto, il disperato attaccamento alla vita detta all’autore l’identificazione con la tenace resistenza dell’elemento naturale, dal pino abbrancato al tufo al fico che cresce storto e nano e soprattutto al lichene, al centro di un interesse estetico-scientifico qui indagato anche in relazione agli studi botanici del poeta.

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«Piccolo fante con lo zaino (e il cuore) affardellato»: Sbarbaro e la Grande Guerra

2007

Una vera e propria “poetica dello scarto” connota gli scritti dal fronte di Camillo Sbarbaro, soldato di trincea durante la prima guerra mondiale. Uno scarto praticato a livello esistenziale – l’attitudine ad infrangere le norme, a deviare da un percorso prefissato – e soprattutto a livello linguistico e stilistico, come attesta la trasfigurazione del conflitto operata nelle “Cartoline in franchigia” e nei “Fuochi fatui”, all’insegna dell’opposizione civiltà-natura, guerra-scrittura, storia ufficiale-storia vissuta, spesso esitante nella deformazione dei particolari in chiave grottesca ed espressionistica, o in una scrittura eufemistica legata alla precisa volontà di ridimensionare l’evento…

guerra scrittura sbarbaroSettore L-FIL-LET/10 - Letteratura Italiana
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